domenica 24 giugno 2007

Professioni e scelte di voto: UNA POLARIZZAZIONE TRA LAVORO AUTONOMO E LAVORO DIPENDENTE

di Roberto Biorcio, da Itanes: Dov’è la vittoria? Il voto del 2006 raccontato dagli italiani - il Mulino, Bologna 2006

Per interpretare i risultati delle recenti elezioni nazionali può
essere importante interrogarsi sulle opzioni di voto che sono state
espresse nell’ambito delle classi sociali e nelle diverse categorie
professionali. La rilevanza di questo problema si può cogliere
immediatamente partendo da una semplice osservazione. Le
percentuali di voto dell’Unione e della Casa delle libertà sono
state, come è noto, quasi equivalenti nel complesso dell’elettorato.
Nell’ambito di diverse categorie professionali e/o classi sociali
si sono manifestate differenze molto forti a favore dell’una o
dell’altra coalizione. Si può dunque pensare che, anche se il
voto è una scelta individuale, la posizione sociale dell’elettore
abbia esercitato un’influenza significativa sulle sue opzioni nelle
recenti elezioni. Mostreremo tra poco le modalità secondo cui
questa influenza si è manifestata. Occorre in ogni caso ricordare
come i meccanismi che mettono in relazione l’appartenenza a
un categoria professionale con il comportamento elettorale siano
complessi e sensibili a diversi condizionamenti. Non è ovviamente
la «oggettiva» posizione di un elettore in una categoria (o in
una classe sociale) a rendere più probabile una scelta di voto.
L’appartenenza ad una categoria socioprofessionale favorisce
però il riconoscimento di specifici interessi, che possono trovare
maggiore o minore attenzione nei programmi dei candidati e delle
liste in competizione. L’appartenenza a una classe sociale può
d’altra parte avere un’influenza sui valori e sulla stessa identità
degli elettori. Interessi, valori e identità dell’elettore sono spesso
le premesse decisive che orientano la scelta fa le diverse proposte
elettorali.

La valorizzazione del lavoro autonomo e dell’impresa privata

L’analisi del comportamento elettorale sulla base delle categorie
professionali o delle classi degli elettori – che è stata denominata
nella letteratura come «modello di classe» – per molti anni dopo
la seconda guerra mondiale è stata praticamente inutilizzabile in
Italia. Le tradizioni subculturali a base territoriale, che si trasmettevano
di generazione in generazione attraverso la socializzazione
familiare, hanno esercitato un’influenza sulle scelte di voto spesso
molto superiore a quella che poteva emergere dall’appartenenza
a una specifica classe sociale. E d’altra parte, l’appartenenza alla
comunità cattolica attraversava le divisioni sociali, e orientava il
voto dei credenti indipendentemente dalle categorie professionali
di appartenenza. Per queste ragioni, il profilo sociale degli
elettorati dei principali partiti (Democrazia cristiana e Partito
comunista) non appariva molto diverso da quello del complesso
della popolazione, in particolare nelle aree territoriali in cui erano
più radicate le rispettive tradizioni subculturali. Almeno fino alla
metà degli anni ’90, la possibilità di spiegare il comportamento
degli elettori italiani a partire dal modello di classe era molto limitata.
Il quadro delle relazioni tra gli elettori, le classi sociali e i
partiti è però molto cambiato dopo la crisi della prima Repubblica.
La Lega nord prima e Forza Italia poi – i partiti che hanno
profondamente cambiato gli scenari della competizione elettorale
e hanno creato le basi per la formazione della coalizione di centrodestra
– si sono proposti di rappresentare nell’arena politica
una serie di interessi che in passato erano semplicemente mediati
nell’ambito dei programmi generali dei grandi partiti di massa.
I due nuovi partiti hanno cercato di offrire così un’espressione
diretta a domande della società civile poco ascoltate dal ceto
politico tradizionale. La Lega si presentò sin dalle origini come
portavoce degli interessi e dei valori che emergevano dalle aree di
piccola impresa nelle regioni settentrionali. Forza Italia fu fondata
da un imprenditore di successo «prestato alla politica» che ha
continuamente riaffermato la propria identificazione con i valori,
la mentalità e gli interessi autentici della categoria di provenienza.
Acquistarono così rilievo crescente nell’agenda politica una serie
di temi molto sentiti da particolari categorie socioprofessionali: la
protesta fiscale, la critica allo statalismo burocratico e inefficiente,
la valorizzazione dell’impresa provata.
Questo tipo di proposte non aveva però prodotto inizialmente
effetti significativi. Nelle elezioni del 1994 l’appartenenza
a specifiche categorie socioprofessionali ebbe un ruolo poco
importante per il consenso elettorale di Forza Italia e della Lega.
Nella comunicazione del Carroccio dominava la critica alla partitocrazia,
la polemica contro «Roma ladrona». L’elettorato di Forza
Italia, conquistato in pochi mesi con le tecniche del marketing
pubblicitario, tendeva a rappresentare uno specchio fedele della
società italiana. Si rilevavano infatti solo lievi accentuazioni del
consenso elettorale in alcuni gruppi sociali: i lavoratori in proprio,
le casalinghe e gli imprenditori . Si mostrava d’altra parte
una lieve difficoltà di penetrazione nei ceti medi impiegatizi. Le
stesse tendenze valevano anche per gli altri partiti che avevano
costituito la coalizione di centrodestra.
Nelle elezioni del 1996 e ancora più in quelle del 2001 si
verificarono trasformazioni importanti nella distribuzione del
voto delle classi sociali. Era cresciuta notevolmente la capacità
della coalizione di centrodestra – e soprattutto di Forza Italia
– di attrarre consensi tra gli imprenditori e i lavoratori autonomi
(commercianti e artigiani). Erano sempre più orientate verso il
centrodestra i voti delle casalinghe. Tendevano così a crescere in
modo accentuato i consensi nei settori sociali che già nel 1994 si
erano mostrati più sensibili all’appello di Berlusconi. Ma anche
tra i lavoratori dipendenti delle industrie private prevalevano le
scelte di voto a favore dei partiti di centrodestra. Il voto per la
Casa delle libertà riusciva così a superare la tradizionale contrapposizione
fra borghesia e classe operaia.
La coalizione di centrosinistra, che aveva presentato diverse
formule e combinazioni di forze politiche (i Progressisti nel
1994, l’Ulivo nel 1996 e nel 2001), appariva sulla difensiva sul
terreno della rappresentanza degli interessi economici e sociali
I suoi programmi si qualificavano soprattutto per la difesa del
sistema di welfare e dei diritti acquisiti nelle passate legislature. Il
centrosinistra otteneva consensi significativamente sopra la media
solo nell’area dei lavoratori dipendenti pubblici, in particolare tra
i ceti medi impiegatizi.

Il profilo sociale delle coalizioni nelle elezioni del 2006

La elezioni del 2006 hanno confermato il quadro che si era delineato
nelle elezioni precedenti, con alcune importanti novità.
Il clima di opinione era notevolmente cambiato rispetto
al 2001. I sondaggi avevano rilevano da alcuni anni importanti
trasformazioni nelle attese del pubblico, e una crescente insoddisfazione
per il governo Berlusconi. Le elezioni europee del 2004,
molte elezioni amministrative e soprattutto le elezioni regionali del
2005 mostravano la possibilità di una traduzione dei cambiamenti
del clima di opinione sul piano dei comportamenti elettorali e
del governo delle istituzioni. Molti elettori che avevano votato
in passato per il centrodestra si astenevano dal voto. Risultava
ridimensionato soprattutto il consenso per Forza Italia. Per
cambiare queste tendenze, Berlusconi ha cercato di realizzare
una sorta di «nuova discesa in campo». Con una martellante
campagna mediatica ha inizialmente cercato di rovesciare le
opinioni più diffuse sul suo governo e sulla situazione del paese.
Poiché questa strategia risultava insufficiente per ribaltare l’esito
prevedibile delle elezioni, nelle ultime due settimane prima del
voto Berlusconi ha cercato una crescente drammatizzazione della
situazione. La nuova strategia è stata avviata dal clamoroso scontro
con la dirigenza della Confindustria al convegno di Vicenza.
Berlusconi ha attaccato i «poteri forti», i grandi giornali e i grandi
gruppi finanziari, accusati di tradire gli interessi della base delle
associazioni imprenditoriali e le esigenze della gente comune. Più
che sulle promesse per il futuro, l’attenzione è stata spostata sulla
necessità di difendere i propri interessi di categoria, minacciati
dalla possibile vittoria dell’Unione. Più in generale, la campagna
di Berlusconi ha cercato di attivare le paure latenti più diffuse: non
tanto il timore per i «comunisti», quanto le più concrete possibili
minacce per i risparmi, l’eredità familiare e la casa. Queste paure
sono state rese credibili anche da alcune incertezze ed errori di
comunicazione dei leader del centrosinistra.
Quali effetti ha avuto sulla composizione sociale del voto
la campagna elettorale gestita con grande efficacia dal Cavaliere?
Una prima risposta la troviamo nella tabella 6.1, dalla quale
emerge come la Casa delle libertà sia riuscita a mantenere una
elevatissima capacità di attrazione del voto di tutta l’area del lavoro
autonomo. Gli imprenditori, i liberi professionisti, i commercianti
e gli artigiani scelgono i partiti di centrodestra con probabilità
più che doppia rispetto alle opzioni per il centrosinistra. Sono
emerse però maggiori difficoltà per la Casa delle libertà in tutta
l’area del lavoro dipendente.
Per mettere a fuoco i cambiamenti più importanti nel profilo
sociale del voto, possiamo fare un confronto puntuale con le
elezioni precedenti. Nel 2001 i partiti del centrodestra avevano
un vantaggio di quasi 9 punti percentuali nel voto proporzionale
sul complesso dei partiti di centrosinistra. Nel 2006 i voti sono
diventati quasi equivalenti fra i due schieramenti, anche grazie a
un allargamento delle alleanze.
La notevole riduzione del distacco fra le due coalizioni è avvenuta
contestualmente al cambiamento di orientamento elettorale
in alcuni importanti settori sociali.

TAB. 6.1. VOTO PER LE COALIZIONI NEL 2006 (CAMERA) SECONDO LA CONDIZIONE
OCCUPAZIONALE (VALORI PERCENTUALI)
__________________________________________________________________________
UNIONE CASA ALTRO TOTALI (N)
DELLE PARTITO
LIBERTÀ
__________________________________________________________________________

Dipendente privato 52,2 47,0 0,8 100 (328)
Dipendente pubblico 59,8 39,9 0,3 100 (207)
Lavoro autonomo 32,2 67,1 0,7 100 (201)
Atipico 60,1 39,9 0,0 100 (26)
Non occupato 50,5 49,3 0,2 100 (695)

Totale 49,9 49,7 0,4 100 (1.456)
__________________________________________________________________________
fonte: Itanes 2006, inchiesta postelettorale.

Per alcune condizioni professionali le differenze di percentuali
di voto fra le due coalizioni si conservano quasi invariate
(lavoro autonomo, lavoro dipendente pubblico), come si vede dalla tabella 6.2.

TAB. 6.2. DIFFERENZE DI VOTO FRA UNIONE E CASA DELLE LIBERTÀ
NEL 2001 E NEL 2006 SECONDO LA SITUAZIONE OCCUPAZIONALE
__________________________________________________________________________

2006 2001
__________________________________________________________________________
Dipendente privato 5,2 –7,2
Dipendente pubblico 19,9 18,2
Lavoro autonomo –34,9 –32,9
Atipico 20,2 26,1
Non occupato 1,2 –11,1

Totale 0,2 –8,8
__________________________________________________________________________
fonte: 2006: Itanes 2006, Inchiesta postelettorale; Itanes 2001.


Ma nell’area del lavoro dipendente privato non è più prevalente
il voto per il centrodestra. È infatti la coalizione di centrosinistra
a raccogliere una più elevata percentuale di voti.
Elementi di importante dettaglio emergono dalla tabella 6.3.


TAB. 6.3. VOTO PER LE COALIZIONI NEL 2006 (CAMERA) E DIFFERENZE FRA UNIONE
E CASA DELLE LIBERTÀ NEL 2006 E 2001 SECONDO LA PROFESSIONE
(VALORI PERCENTUALI)
__________________________________________________________________________
UNIONE CASA ALTRO TOT. (N) UNIONE UNIONE
DELLE PARTITO - CDL - CDL
LIBERTÀ (2006) (2001)
__________________________________________________________________________
Dirigente/impiegato privato 49,4 49,8 0,8 100 (97) –0,4 –3,4
Operaio/esecutivo privato. 53,4 45,8 0,7 100 (232) 7,6 –9,0
Dirigente/impiegato/
Insegnante pubblico 60,7 39,3 0,0 100 (116) 21,4 23,5
Operaio/Esecutivo pubblico. 58,6 40,8 0,6 100 (91) 17,8 8,0
Imprenditore/libero profess. 35,5 64,5 0,0 100 (54) –29,0 –31,7
Artigiano/commerciante 31,1 68,1 0,8 100 (147) –37,0 –33,3
Atipico/coord.continuat 60,1 39,9 0,0 100 (26) 20,2 26,1
Pensionato 49,0 50,7 0,3 100 (346) –1,7 –9,8
Casalinga 47,7 52,1 0,2 100 (176) –4,4 –21,6
Studente 57,3 42,3 0,4 100 (98) 15,0 11,5
Disoccupato/in cerca di occ. 53,3 46,7 0,0 100 (69) 6,6 –21,4
Totale 49,9 49,8 0,4 100 (1.450) 0,1 –8,8
__________________________________________________________________________
fonte: Itanes 2006, inchiesta postelettorale; Itanes 2001.

Tra i dirigenti, i quadri e gli impiegati delle imprese private si
registra una sostanziale parità fra le due coalizioni. Tra gli operai
la maggioranza dei voti va all’Unione. Nel caso degli operai dipendenti
da aziende private si tratta di un cambiamento importante
rispetto al 2001. In quelle elezioni la coalizione di centrodestra
aveva raccolto tra gli operai del settore privato consensi superiori
alla media. Cambiamenti di orientamento elettorale analoghi si
sono realizzati tra gli elettori disoccupati o in cerca di prima
occupazione. Nel 2001 questo settore dell’elettorato, rilevante
soprattutto nell’Italia meridionale, era stato in larga misura attratto
dalle promesse del programma di Berlusconi sull’ampliamento
delle opportunità di lavoro. Nelle ultime elezioni i disoccupati
e le persone in cerca di prima occupazione hanno votato in prevalenza
per l’Unione.
Si possono poi osservare importanti cambiamenti rispetto
al 2001 anche in altre categorie di elettori fuori dal mercato del
lavoro. Tra i pensionati si è molto ridimensionato il distacco
del centrosinistra rispetto alla Casa delle libertà. Anche tra le
casalinghe, in passato molto più disponibili a votare per la coalizione
guidata da Berlusconi, è cresciuta la quota di consensi per l’Unione.
Il centrosinistra ha d’altra parte mantenuto quasi nelle stesse
proporzioni la prevalenza nei settori che erano stati i punti di
forza della coalizione anche nelle elezioni passate. Si è infatti
confermata la netta prevalenza dei consensi per l’Unione tra i
dipendenti pubblici. E resta molto accentuata la preferenza per
il centrosinistra in due categorie sociali a forte composizione
giovanile: gli studenti e i lavoratori atipici e precari, anche se nel
valutare i dati relativi ad alcune categorie occorre tener presente
il numero limitato di casi su cui si basano le stime.

Differenze territoriali

Le tendenze che abbiamo messo in luce a livello nazionale si sono
espresse in modo omogeneo in tutte le aree territoriali? L’Italia
ha avuto da sempre una geografia elettorale molto articolata. Le
differenze della struttura sociale ed economica, e delle tradizioni
subculturali regionali si sono spesso tradotte in tendenze del
comportamento elettorale molto diverse.
Può perciò essere opportuno analizzare i rapporti fra
occupazione e voto tenendo conto della distribuzione territoriale
dei consensi elettorali ottenuti dalle coalizioni. Abbiamo
suddiviso il nostro campione in tre grandi aree: le regioni del
Nord (escludendo l’Emilia-Romagna che ha una diversa tradizione
elettorale), le regioni «rosse» (Emilia-Romagna, Toscana,
Umbria, Marche) e le restanti regioni del Centro-Sud.

TAB. 6.4. VOTO PER LE COALIZIONI NEL 2006 (CAMERA) PER AREA TERRITORIALE E
SECONDO LA CONDIZIONE OCCUPAZIONALE (VALORI PERCENTUALI)
__________________________________________________________________________
UNIONE CASA ALTRO TOTALI (N)
DELLE PARTITO
LIBERTÀ
__________________________________________________________________________
REGIONI DEL NORD
Dipendente privato 48,5 50,2 1,3 100 (157)
Dipendente pubblico 51,5 47,8 0,7 100 (80)
Lavoro autonomo 26,3 72,2 1,5 100 (84)
Non occupato 47,2 52,7 0,1 100 (271)

REGIONI ROSSE
Dipendente privato 66,9 33,1 0,0 100 (54)
Dipendente pubblico 74,7 25,3 0,0 100 (37)
Lavoro autonomo 44,9 55,1 0,0 100 (34)
Non occupato 68,6 30,8 0,6 100 (97)

REGIONI DEL CENTRO-SUD
Dipendente privato 50,6 49,1 0,4 100 (118)
Dipendente pubblico 61,0 39,0 0,0 100 (90)
Lavoro autonomo 33,1 66,9 0,0 100 (82)
Non occupato 47,9 51,9 0,2 100 (327)

Totale 49,9 49,7 0,4 100 (1.456)
__________________________________________________________________________
fonte: Itanes 2006, inchiesta postelettorale.

La Casa delle libertà ha ottenuto migliori risultati nelle regioni del Nord
perché la diminuzione dei voti per Forza Italia è stata sostanzialmente
compensata dagli incrementi di due partiti alleati:
Alleanza nazionale e Udc, il partito nato dalla confluenza del
Ccd, del Cdu e di Democrazia europea. In queste regioni, gli
elettori delusi dal Cavaliere solo in misura limitata sono passati
al centrosinistra. Le paure evocate nel corso della campagna elettorale
e la drammatizzazione dello scontro fra le due coalizioni
hanno suggerito un comportamento al tempo stesso disincantato
e prudente a questi elettori, che hanno in molti casi votato per
altri partiti della Casa delle libertà.
Nelle regioni dell’Italia settentrionale il centrodestra ha
accentuato – rispetto a quanto era stato rilevato nell’indagine
Itanes del 2001 – la propria prevalenza tra gli imprenditori, i
commercianti e gli artigiani, come si può vedere dalla tabella 6.4.
La Casa delle libertà resta ancora la coalizione preferita anche tra
i lavoratori dipendenti delle imprese private, ma il suo vantaggio
sull’Unione sembra essersi ridotto, soprattutto fra gli operai. Tra
i dipendenti pubblici delle regioni del Nord è invece il centrosinistra
a prevalere. Ma anche in questo caso, la distanza fra le
coalizioni si è ridotta. Più in generale, si può poi osservare che il
legame fra l’appartenenza all’area dei dipendenti pubblici e il voto
per l’Unione è stato molto più debole nelle regioni settentrionali
rispetto a tutte le altre regioni.
La preferenza di imprenditori e lavoratori autonomi a favore
della Casa delle libertà si è invece espressa con forza in tutte le
aree territoriali. Anche nelle tradizionali regioni «rosse» questa
preferenza è stata netta.
Più incerta appare la competizione fra le coalizioni per la conquista
del voto dei lavoratori dipendenti delle imprese private. Nel
2006 ha prevalso l’Unione, che ha compensato il limitato distacco
nelle regioni settentrionali grazie al voto dei lavoratori dipendenti
dalle imprese private nelle regioni del Centro e del Sud.

Il profilo sociale del voto per i principali partiti

Le trasformazioni che si sono verificate nel profilo sociale del voto
per le coalizioni hanno modificato in modo significativo anche la
fisionomia dei principali partiti?
Per rispondere a questa domanda, prendiamo in considerazione
i profili sociali del voto per Forza Italia e Alleanza nazionale
nell’ambito del centrodestra; e quello del voto per l’Ulivo e per
l’insieme di partiti che rappresentano l’ala sinistra della coalizione
dell’Unione (Rifondazione comunista, Comunisti italiani e Verdi).
Come si può osservare nella tabella 6.5, questi partiti hanno registrato
differenze notevoli nei livelli di consenso ottenuto nelle
diverse categorie professionali.
Forza Italia mantiene una forte sovrarappresentazione nell’area
del lavoro autonomo (imprenditori, commercianti, artigiani)
e tra le casalinghe. Molto più limitata è stata la capacità del partito
di Berlusconi di conquistare i voti dei ceti medi impiegatizi e
degli operai.
Non appare significativamente cambiato il profilo sociale
dell’elettorato di Forza Italia, anche se il partito ha perso quasi
due milioni di voti (poco meno di 5 punti percentuali) rispetto al
2001. La campagna condotta con efficacia da Berlusconi a partire
dai primi mesi del 2006 ha indubbiamente limitato le perdite,
riattivando buona parte del suo elettorato in quasi tutti i settori
sociali. Con una vistosa eccezione.
La tabella 6.6 mostra con chiarezza che le perdite più rilevanti
(in percentuali, ma anche in termini di quantità di voti espressi)
si sono infatti registrate nel complesso dei ceti popolari (operai,
disoccupati, casalinghe, pensionati). A questi settori sociali Berlusconi
aveva saputo proporre promesse che facevano sperare un
possibile miglioramento delle condizioni di vita. La disillusione

TAB. 6.5. VOTO PER I PRINCIPALI PARTITI NEL 2006 (CAMERA) SECONDO LA CONDIZIONE
OCCUPAZIONALE (VALORI PERCENTUALI)
__________________________________________________________________________

FI AN UNITI RC CI (N)
PER L’ULIVO VERDI
__________________________________________________________________________

Ceto medio dipendente 17,0 11,4 32,9 9,8 (336)
Imprenditore e lavoratore autonomo 28,3 16,1 21,1 8,2 (201)
Operaio 21,6 14,1 37,5 11,5 (199)
Pensionato 26,5 10,5 32,3 6,7 (346)
Casalinga 32,4 9,5 31,0 9,7 (176)
Studente 16,8 16,2 32,9 21,4 (98)
Disoccupati 26,4 10,0 31,0 11,7 (75)
Altro 25,1 11,8 32,8 10,7 (25)

Totale 23,7 12,3 31,2 10,2 (1.456)
__________________________________________________________________________
fonte: Itanes 2006, inchiesta postelettorale.

rispetto ai risultati del governo di centrodestra non è stata superata
dalla campagna sui possibili pericoli di un governo dell’Unione.
Ed effetti limitati hanno avuto le promesse di benefici concreti e
immediati proposte nelle ultime settimane: l’abolizione dell’Ici,
della tassa sui rifiuti.
I voti persi da Forza Italia sono stati in buona parte compensati
dall’ampliamento dei consensi per gli altri partiti della
coalizione, soprattutto nelle regioni del Nord. Questi cambiamenti
hanno modificato parzialmente il loro profilo sociale. Alleanza
nazionale ha ottenuto, come tutta la coalizione, livelli più elevati
di consenso nell’area del lavoro autonomo. Ma la penetrazione
in quest’area sociale si è un po’ ridimensionata rispetto al 2001,
mentre sono aumentati i consensi tra gli operai, i pensionati e
le casalinghe. Il partito di Fini, che è riuscito ad ottenere ottimi
risultati anche tra gli studenti, sembra orientarsi alla ricerca di
un consenso elettorale distribuito in modo più omogeneo nelle
diverse posizioni sociali.
L’Ulivo ha conquistato nel 2006 quasi la stessa percentuale di
voti che avevano ottenuto complessivamente i Ds e la Margherita
nel 2001. Ma si sono verificate variazioni importanti nel consenso
ottenuto nelle diverse categorie professionali. Sono notevolmente
aumentati i voti per la lista guidata da Prodi fra gli operai e i
disoccupati. Si è invece un po’ ridotta la capacità di conquistare
i voti dei ceti medi impiegatizi, sia nel settore pubblico che in
quello delle imprese private. Questi ceti, che rappresentano un
tradizionale punto di forza per il centrosinistra, hanno ridistribuito
una parte dei loro voti tra gli altri partiti della coalizione.


TAB. 6.6. VARIAZIONI NEL VOTO PER I PRINCIPALI PARTITI FRA IL 2001 E IL 2006
(CAMERA) SECONDO LA CONDIZIONE OCCUPAZIONALE (VALORI PERCENTUALI)
__________________________________________________________________________

FI AN UNITI RC CI
PER L’ULIVO VERDI
__________________________________________________________________________

Ceto medio dipendente –0,2 –1,4 –7,0 0,9
Imprenditore e lavoratore autonomo –4,4 –3,7 –1,3 1,8
Operaio –7,9 1,4 12,5 –3,0
Pensionato –6,2 1,9 0,4 –1,1
Casalinga –9,7 0,8 1,0 5,9
Studente –2,2 1,8 0,3 7,3
Disoccupati –10,8 0,2 6,6 1,1
Altro –7,5 1,6 2,7 1,3

Totale –5,8 0,3 0,1 1,3
__________________________________________________________________________
nota: Si confronta il voto dell’Ulivo con la somma dei voti per i Ds e la Margherita.
fonte: Itanes 2006, inchiesta postelettorale; Itanes 2001.

Per effetto di questi cambiamenti, il voto per l’Ulivo nel
2006 presenta un profilo sociale relativamente omogeneo per la
maggior parte delle categorie sociali. Questo tipo di distribuzione
sociale del consenso può essere ovviamente un punto di forza
per una formazione politica che si propone per il governo del
paese. Resta però una vistosa eccezione: la limitata capacità di
conquistare il voto in tutti i settori del lavoro autonomo. Questa
debolezza è stata compensata dalle percentuali di voto sopra la
media ottenute fra gli operai.
L’elettorato dei partiti che rappresentano l’ala sinistra dell’Unione
(Rifondazione comunista, Comunisti italiani, Verdi)
ha un profilo sociale molto più articolato di quello dell’Ulivo.
Si può registrare innanzitutto una sorta di polarizzazione dipendente
almeno in parte dall’età: i migliori risultati elettorali sono
stati ottenuti tra gli studenti, i peggiori tra i pensionati. Meno
marcata appare invece una polarizzazione di tipo sociale. I tre
partiti ottengono nel complesso risultati superiori alla media tra
gli operai e i disoccupati, mentre risultano sottorappresentati tra
gli imprenditori e i lavoratori autonomi.

Da un’elezione all’altra: sono cambiati gli orientamenti dei ceti
popolari?

Possiamo tentare di sintetizzare le tendenze fin qui emerse secondo
una prospettiva leggermente diversa prendendo in esame la classica
variabile della «classe sociale». È possibile infatti attribuire
una posizione sociale a quasi tutti gli intervistati assegnando i non
occupati alla classe del capofamiglia, mentre per i pensionati si
tiene conto della precedente occupazione. Secondo questa prospettiva
si assume che la posizione di classe e i suoi effetti – sul
terreno della definizione degli interessi e dell’identità sociale – si
manifestino nell’ambito delle famiglie coinvolgendo anche tutti gli
appartenenti che non lavorano, e che comunque si mantengano
anche dopo la cessazione del lavoro attivo.
Si può osservare dalla tabella 6.7 come il profilo sociale del
voto per l’Unione e la Casa delle libertà risulti molto diverso
nell’ambito delle classi sociali.
Si rivela nettissima la prevalenza del centrodestra nell’ambito
della borghesia e della piccola borghesia urbana e agricola.
Il centrosinistra nel 2006 prevale invece nettamente tra i ceti
medi impiegatizi, e ancora più nell’ambito della classe operaia.
La prevalenza dell’Unione tra i ceti medi impiegatizi conferma
sostanzialmente una tendenza che si era già manifestata nelle
elezioni precedenti. Le novità più rilevanti emergono ancora una
volta nel comportamento elettorale della classe operaia. Questo
vasto settore sociale, a cui fanno riferimento gli operai, le loro
famiglie e i pensionati con un passato di lavoro operaio, aveva
dato nelle elezioni del 2001 la maggioranza dei voti alla Casa
delle libertà. Nel 2006 si è manifestata una netta trasformazione
delle scelte di voto.
Si possono avanzare diverse spiegazioni per questo cambiamento.
In primo luogo, la percezione di impoverimento e le difficoltà
incontrate nella gestione della vita quotidiana tra gli operai
e nei settori sociali che vivono in condizioni sociali ad essi assai

TAB. 6.7. VOTO PER LE COALIZIONI NEL 2006 (CAMERA) E DIFFERENZE FRA UNIONE
E CASA DELLE LIBERTÀ NEL 2006 E 2001 SECONDO LA CLASSE DEL
CAPOFAMIGLIA (VALORI PERCENTUALI)
__________________________________________________________________________
UNIONE CASA ALTRO TOT. (N) UNIONE UNIONE
DELLE PARTITO - CDL - CDL
LIBERTÀ (2006) (2001)
__________________________________________________________________________
Borghesia 38,2 61,8 0,0 100 (127) –23,6 –22,6
Classe media impiegatizia 52,4 47,2 0,3 100 (337) 5,2 3,2
Piccola borghesia urbana 34,9 64,5 0,6 100 (288) –29,6 –16,6
Piccola borghesia agricola 38,7 61,3 0,0 100 (37) –22,6 –29,9
Classe operaia 57,8 41,7 0,5 100 (667) 16,1 –6,1

Totale 49,9 49,7 0,4 100 (1.455) 0,2 –8,2
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fonte: Itanes 2006, inchiesta postelettorale; Itanes 2001.

vicine. Hanno poi certamente influenzato il riallineamento delle
preferenze degli operai e delle loro famiglie la partecipazione a
diverse lotte sindacali contro il governo Berlusconi, soprattutto
le grandi mobilitazioni che si sono sviluppate fra il 2002 e il 2003
per la difesa dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Una conferma dei mutamenti negli orientamenti elettorali dei
ceti popolari si può avere prendendo in esame la relazione fra il
voto e il livello di istruzione indicato nella tabella 6.8. Si può infatti
osservare come gli elettori di più basso livello culturale, che nel
2001 votavano in prevalenza per il centrodestra, abbiano espresso
maggiori consensi per il centrosinistra nelle ultime elezioni.
TAB. 6.8. VOTO PER LE COALIZIONI NEL 2006 (CAMERA) E DIFFERENZE FRA UNIONE
E CASA DELLE LIBERTÀ NEL 2006 E 2001 SECONDO IL TITOLO DI STUDIO
(VALORI PERCENTUALI)
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UNIONE CASA ALTRO TOT. (N) UNIONE UNIONE
DELLE PARTITO - CDL - CDL
LIBERTÀ (2006) (2001)
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Elementari 52,9 46,8 0,3 100 (245) 6,1 –11,8
Lic. media 46,0 53,2 0,8 100 (488) –7,2 –16,6
Diploma 50,4 49,4 0,2 100 (575) 1,0 0,0
Laurea 55,5 44,5 0,0 100 (147) 11,0 –3,5

Totale 49,9 49,7 0,4 100 (1.454) 0,2 –8,7
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fonte: Itanes 2006, inchiesta postelettorale; Itanes 2001.

Conclusioni

In generale si può dire che le elezioni del 2006 hanno confermata
la frattura di orientamenti elettorali fra il lavoro autonomo in tutte
le sue forme e il lavoro dipendente. Si è dissolta invece quella
fra lavoro dipendente nel settore privato e lavoro dipendente
nel settore pubblico. Sono stati soprattutto i mutamenti di preferenze
elettorali degli operai del settore privato a determinare il
cambiamento, con un riallineamento delle preferenze più simile
ai dipendenti del settore pubblico.
Il cambiamento più rilevante rispetto al 2001 si registra nel vasto
settore sociale denominato classe operaia, che raccoglie operai,
famiglie operaie e pensionati che avevano in passato lavorato come
operai. Questo settore di elettori che aveva votato in prevalenza
per la Casa delle libertà ha scelto nelle ultime elezioni l’Unione
con maggiore frequenza, dando un contributo fondamentale per
annullare il vantaggio che i partiti di centrodestra avevano avuto
nell’espressione del voto proporzionale.
Nelle ultime elezioni si è così delineata una tendenziale
polarizzazione sociale del voto secondo una logica molto diversa
da quella tradizionale. In passato la polarizzazione politica fondamentale
che caratterizzava molti sistemi politici europei faceva
riferimento alla contrapposizione fra borghesia e classe operaia.
Ed erano i partiti socialisti e comunisti con forte radicamento
nella classe operaia a proporne i contenuti principali. Nell’Italia
degli anni ’90, sono stati i partiti di centrodestra a proporsi come
rappresentanti degli interessi del lavoro autonomo e dell’impresa
privata. Questo orientamento ha guidato per cinque anni le azioni
del governo Berlusconi. La coalizione di centrosinistra che si è
contrapposta alle politiche dei governi di centrodestra è stata
percepita da molti elettori – soprattutto nelle regioni del Centro e
del Mezzogiorno – come portavoce delle esigenze e degli interessi
del lavoro dipendente e dei ceti popolari.